Studio Medico Dott. Guido Corti a Cernobbio
Il Dott. Belcastro, attivo presso lo Studio Medico Cernobbio, spiega come curare l'emicrania
Data di pubblicazione: 06/06/2017

Il Dott. Belcastro, attivo presso lo Studio Medico Cernobbio, spiega come curare l'emicrania

L’emicrania è la malattia neurologica più diffusa nel mondo. Colpisce il 12% delle persone e prevale nel sesso femminile (18%) rispetto a quello maschile (6%). Tuttavia, se consideriamo il periodo compreso tra pubertà e menopausa, riguarda addirittura il 25% delle donne.

In genere si presenta intorno alla pubertà e declina verso i 50-60 anni. Nella donna si attenua in gravidanza e può migliorare o scomparire (non sempre però) con la menopausa.

 

L’identikit

L’emicrania si può riconoscere con facilità: proviamo a tracciarne l’identikit.

1. Durante l’attacco il dolore può durare da 4 ore a 3 giorni;

2. Il dolore è tipicamente unilaterale, interessando solitamente la zona occhio-fronte-tempia (alcune volte però inizia dalla nuca o dal collo, in 1/3 dei casi è bilaterale o diffuso);

3. Il dolore, se non trattato, è forte e disabilitante (tanto che il paziente deve limitare o sospendere le proprie attività);

4. Il dolore è spesso pulsante (o lo diventa con sforzi o movimenti)

5. Il dolore peggiora con l’esercizio fisico;

6. Ci sono sintomi che accompagnano il dolore, anche non presenti tutti simultaneamente: inappetenza, nausea (a volte vomito), pallore, fastidio per le luci e per i suoni (per questo motivo il paziente cerca di isolarsi, possibilmente al buio);

7. L’ attacco compare di solito al risveglio;

8. La frequenza degli attacchi è variabile, da alcuni episodi all’anno a episodi quasi giornalieri (emicrania cronicizzata) ma nella maggior parte dei casi è compresa tra 1 e 4 al mese;

9. L’ attacco è scatenato principalmente da stress, variazioni ormonali, variazioni climatiche, alcool, digiuno, cibi particolari.

 

I primi segnali

In almeno 1 paziente su 4 l’emicrania è preceduta da sintomi premonitori (prodromi) che si presentano ore (a volte giorni) prima che arrivi l’attacco: irritabilità, stanchezza, difficoltà a concentrarsi, sonnolenza, tendenza a cambiare umore, desiderio di alcuni cibi specifici quali i dolci.

Il 20% circa dei soggetti emicranici ha l’aura. Cos’è? E’ un disturbo caratterizzato da abbagliamento, flash, zig zag luminosi in una metà del campo visivo oppure scomparsa di parte del campo visivo. Altre volte invece l’aura può essere sensitiva manifestandosi con formicolii alla mano, al braccio e a metà del volto. Altre volte ancora può comparire come afasia, cioè come incapacità a tradurre i pensieri in parole. Altre volte ancora si hanno tutti i sintomi assieme: prima flash luminosi, poi formicolii a metà del corpo e del volto, poi incapacità ad esprimersi ed infine il dolore. La durata di tali sintomi è variabile da 5 a 20 minuti. Le donne che soffrono di questo tipo di emicrania devono evitare il fumo e la pillola anticoncezionale per non aumentare il rischio di ischemie cerebrali.

L’attacco emicranico è come un temporale: se ne intravede l’arrivo già ore prima (prodromi), in alcuni casi è preceduto da fulmini (aura), poi compare nella sua violenza (fase del dolore e dei sintomi associati) per scomparire poi lentamente. Nel soggetto con emicrania episodica tra un attacco e l’altro “c’è bel tempo”, cioè la testa è completamente sgombra e libera dal dolore. Tuttavia, in alcuni pazienti l’emicrania può trasformarsi e cronicizzarsi, diventando meno forte, perdendo molti dei precedenti sintomi di accompagnamento ma assumendo una frequenza quotidiana o quasi. E’ un po’ come se si passasse da un clima caratterizzato da acquazzoni periodici ad una pioggerella quotidiana di stile londinese. In questo caso il paziente è gravemente limitato e compaiono spesso ansia, depressione, sfiducia, senso di inadeguatezza e talora di colpa. Questi pazienti devono essere seguiti con attenzione e competenza.

 

I fattori scatenanti

· Stress (psichico e/o fisico). E’ uno dei fattori scatenanti più importanti.  Nell’emicranico l’attacco si scatena più facilmente dopo che durante lo stress. Per esempio, è probabile che un emicranico abbia l’attacco dopo un esame, nel fine settimana o nei primi giorni di vacanza (quando cioè “stacca” la tensione nervosa) più che all’apice dello stress.

· Variazioni ormonali. E’ noto che nelle donne emicraniche il periodo mestruale è  particolarmente rischioso per la comparsa di attacchi di emicrania. Questi possono precedere le mestruazioni oppure accompagnarle, scomparendo poi non appena il flusso si esaurisce. Questi attacchi sono correlati con il brusco calo degli ormoni estrogeni nel periodo mestruale. Il  motivo?  Le variazioni degli ormoni femminili agiscono anche sul cervello e alterano gli equilibri di alcuni neurotrasmettitori (ad esempio la dopamina, la noradrenalina e la serotonina), cioè quelle sostanze che consentono il passaggio dei segnali tra le cellule nervose.

· Variazioni climatiche. Il soggetto emicranico a volte è come un barometro, avvertendo in anticipo le variazioni del tempo. L’aumento della temperatura e l’abbassamento della pressione atmosferica sono le situazioni maggiormente a rischio, specie se associate ad un aumento della umidità: per questi motivi lo scirocco è particolarmente avvertito e temuto dai pazienti emicranci.

· Alimenti. E’ un tema di cui parlano in tanti, molto (forse troppo) e da tanto tempo. Facciamo subito chiarezza. Tra le situazioni scatenanti legate all’ alimentazione, al primo posto non figura la assunzione di determinati cibi, ma il digiuno: saltare un pasto è più a rischio che mangiare qualche “cibo proibito”. Al secondo posto c’è l’alcool in tutte le sue varianti: superalcolici, vino rosso - anche se molti sono più sensibili al vino bianco - birre ad elevata gradazione. L’alcool è un potente vasodilatatore ed i soggetti emicranici sono molto sensibili a tutte le sostanze che tendano a dilatare i loro vasi cerebrali già particolarmente predisposti a farlo. Tra i cibi, invece, il cioccolato, gli insaccati, i formaggi stagionati, la cucina cinese (ricca di glutammato monosodico) la frutta secca sono “peccati di gola” che possono indurre crisi emicraniche nei soggetti predisposti (anche se non in maniera così drammatica come si racconta in giro). Cautela anche con i dolcificanti artificiali contenenti aspartame.

· Stimoli sensoriali intensi. Odori, luci e rumori giocano anch’essi un ruolo importante. Non è raro che un emicranico si trovi ad uscire con il mal di testa da una profumeria, da una discoteca o dopo la esposizione a luci abbaglianti (come ad esempio avviene dopo una gita in barca o sulla neve). Inoltre, nella quotidianità prodotti di uso domestico come detersivi o cere, solo per fare un esempio, possono con il loro odore intenso scatenare l'attacco.

· Difetto o eccesso di sonno. L’emicrania può essere scatenata dalla privazione di sonno nel 40% dei pazienti e dall’eccesso di sonno nel 30%. E’ utile quindi che il paziente regolarizzi il più possibile il ritmo sonnoveglia, cercando di coricarsi e svegliarsi in orari, per quanto possibile, costanti. Evitare il sonnellino pomeridiano, se non si è abituati, e non poltrire troppo a lungo nel letto dopo essersi svegliati possono risultare preziosi accorgimenti. Il consiglio per chi soffre di emicrania può essere dunque riassunto nel cercare di avere il senso della misura e della gradualità ricordando che, a parte le variazioni ormonali nella donna, raramente l’attacco emicranico si scatena per una singola causa. Piuttosto occorre organizzarsi per evitare che i fattori scatenanti si concentrino in un determinato frangente, come potrebbe ad esempio capitare in chi il venerdì sera (la tensione nervosa si riduce, 1° rischio) dopo una cena abbondante (2° rischio) in cui abbia bevuto alcolici in quantità (3° rischio) vada anche a dormire tardi (4°rischio) svegliandosi tardi all’indomani (5° rischio).

 

Gli errori comuni

 L’ emicrania è una malattia spesso scambiata per altro disturbo. Verrebbe da chiedersi: dove deve essere localizzato questo benedetto dolore per poter essere correttamente diagnosticato come emicrania? Vediamo gli errori più frequenti:

· La “nevralgia del trigemino”: questo errore a volte viene fatto quando il dolore emicranico riguarda anche il viso. Ma questo è certamente possibile nell’emicrania. Nella nevralgia del trigemino, malattia tipica dell’anziano a differenza dell’emicrania che prevale nel giovane, il dolore è a scosse e dura secondi o frazione di secondo, non c’è nausea nè vomito ecc.

· La “cervicale”: è forse la diceria più frequente. Piuttosto occorre sapere che l’emicrania può nascere dal collo o può estendersi al collo senza che questo voglia dire assolutamente nulla sullo stato delle articolazioni e dei muscoli cervicali. Spesso il dolore cervicale in corso di emicrania è solo un dolore “riferito”.

· “E’ la vista”: questo equivoco nasce dal fatto che la sede più tipica del dolore emicranico è il territorio di distribuzione della prima branca trigeminale (nervo sovraorbitario) che fuoriesce proprio dal limite superiore dell’orbita.

· “Sono i denti”: come sopra. A volte il dolore emicranico si estende lungo il decorso anche della 2° o 3° branca trigeminale. Come differenziarlo? E’ semplice: nausea, vomito, fastidio per luci e rumori, peggioramento con il movimento, scatenabilità con lo stress sono caratteristiche dell’emicrania, non dei denti.

 

Come si cura l’emicrania? 

L’emicrania è oggi una malattia ben curabile. La terapia per interrompere l’attacco è sempre necessaria in ogni paziente. Negli emicranici con attacchi ad alta frequenza è opportuna anche una cura farmacologica preventiva.

I farmaci per l’attacco acuto

· Triptani

Sono a tutt’oggi i farmaci più specifici, selettivi, moderni, efficaci e sicuri per la terapia acuta dell’attacco. Sono così raffinati da agire solo sul dolore emicranico e non su altri tipi di dolore (ad esempio dolore osteoarticolare), nè in mal di testa diversi dall’emicrania.

 · Antinfiammatori

Sono farmaci con un effetto analgesico generico, di uso ancora molto diffuso tra i pazienti e spesso presenti come prodotti da banco nelle farmacie. Hanno risultati favorevoli negli attacchi di emicrania lievi o moderati ma raramente funzionano nelle crisi molto intense. Inoltre non agiscono sui sintomi associati quali la nausea, ecc. Di solito costano poco, ma possono essere molto dannosi per lo stomaco. Ma non è tutto: è stato dimostrato che l’uso cronico di alcuni antiinfiammatori in soggetti non più giovani può produrre danni anche gravi sull’apparato cardiovascolare. 

 

Quando assumere il farmaco per l’attacco?

Per trattare con successo un attacco occorre assumere tempestivamente un farmaco che agisca rapidamente. Ciò è necessario perché nella emicrania occorre agire all’interno di una finestra terapeutica. All’interno di questo intervallo di tempo la terapia acuta dell’attacco risulterà efficace, mentre trascorsa più di un’ora dall’inizio dei sintomi i risultati saranno più scadenti o nulli. Pertanto è essenziale che l’emicranico assuma il farmaco per l’attacco ai primi sintomi (badando comunque a non sconfinare nei rischi di abuso). Ma agire tempestivamente non è sufficiente. Occorre anche che il farmaco in questione sia di pratica assunzione per poter essere preso in ogni frangente senza perdere tempo e che abbia un’elevata rapidità di azione. Per questo scopo sono da preferire i triptani, le molecole più specifiche per il trattamento dell’emicrania.

 

La Terapia preventiva

Quando il paziente emicranico ha almeno 2-3 attacchi disabilitanti al mese deve eseguire anche una cura preventiva (profilassi). Questa terapia serve a ridurre la frequenza degli attacchi, riducendo spesso anche la loro disabilità, ed agisce contrastando quella ipereccitabilità del sistema nervoso responsabile di una eccessiva risposta agli stimoli ambientali. La profilassi deve essere assunta quotidianamente, indipendentemente dalla presenza o meno dell’attacco emicranico, in genere per 3-6 mesi.

I farmaci più comunemente impiegati sono 1) i beta-bloccanti (solitamente usati dal cardiologo per tenere sotto controllo il ritmo cardiaco e la pressione arteriosa); 2) calcioantagonisti (spesso prescritti dagli otorini per le vertigini); 3) gli antidepressivi; 4) gli antiepilettici. La scelta ovviamente spetta al medico che potrà sfruttare anche alcune azioni secondarie dei farmaci per curare meglio il paziente.

 

Le raccomandazioni

· Non curarsi da solo

· Non abusare dei farmaci: c’è il rischio di peggiorare l’emicrania e di  

  danneggiare la propria salute

· Non interrompere autonomamente le cure

 

 I consigli

· Cercare di evitare le situazioni che scatenano gli attacchi (stress psicofisico,

  digiuno, abuso di alcool, ritmi di vita sregolati, eccesso o difetto di sonno, ecc)

· Attenersi rigorosamente alle prescrizioni del medico

· Assumere il farmaco per l’attacco il più precocemente possibile

· Eseguire con rigore le cure prescritte

· Ricordarsi che la cura efficace a volte viene trovata solo dopo alcuni tentativi

· Compilare sempre il diario dell’emicrania

· Contattare il medico per qualsiasi effetto collaterale